Giuseppe Occioni Bonaffons e la "Bibliografia storica friulana"
Cenni biografici
1924 - 2024
100° anniversario della morte
Giuseppe Occioni Bonaffons (Venezia, 12 ottobre 1838 - Venezia, 12 gennaio 1924) si laureò in filosofia all'Università di Padova nel 1860 e si dedicò all'insegnamento. In Friuli giunse nel 1867, quando prese servizio al Liceo "Iacopo Stellini" di Udine, dove insegnò per quasi vent'anni prima di fare rientro al Liceo della sua città natale.
A Udine strinse da subito amicizia con Vincenzo Joppi, con il quale condivideva interessi e passioni. Quando nel 1878 Joppi divenne bibliotecario della Civica Biblioteca l'Occioni Bonaffons entrò a far parte della Commissione del museo e Biblioteca.
Già dal 1868 era entrato nell'Accademia udinese di scienze, lettere ed arti, assumendo dal 1870 al 1886 il ruolo di segretario.
In questo ambiente nacque l'idea di dare continuazione alla Bibliografia del Friuli edita nel 1861 da Giuseppe Valentinelli. Occioni Bonaffons curò il progetto pubblicando la sua Bibliografia storica friulana in tre parti, tra il 1883 e il 1899, descrivendo 2353 pubblicazioni di argomento storico dedicate al Friuli, opera ancora oggi ritenuta esemplare per metodo e scientificità.
La biografia completa nel Dizionario biografico dei friulani.
Giuseppe Occioni Bonaffons «incomparabile bibliografo»
Per conoscere la storia di una località o di una regione è necessario sapere cosa è stato scritto su tale località o regione, individuarne gli autori, approfondire su quali supporti si trovano i testi e ispezionare in quali modi gli scritti e i supporti si sono diffusi. In questa prospettiva, nella seconda metà dell’Ottocento anche in Friuli cominciano a comparire, spesso su scritti di occasione, recensioni e segnalazioni relative agli innumerevoli documenti e studi storici che si andavano pubblicando nell’ottica di «togliere il Friuli dal numero delle terre incognite» e di «rivelare l’Italia a se stessa».
Sul piano della bibliografia la svolta storicistica portò alla nascita in Italia del Bollettino delle pubblicazioni italiane (1886) e alla diffusione di numerose bibliografie speciali. Di queste sono testimonianza in Friuli tre scritti di Giuseppe Occioni Bonaffons «incomparabile bibliografo» - come lo definisce Antonio Battistella nella sua Commemorazione (1924) - quali la Bibliografia storica della città di Udine, e Degli studi storici relativi al Friuli dal 1863 al 1895, e, soprattutto, la Bibliografia storica friulana, opera in tre volumi in cui registra ben 2353 pubblicazioni dal 1861 al 1895. In essa la tendenza storicistica si manifesta fin dal titolo: nella Prefazione Occioni Bonaffons motiva la scelta dichiarando di voler continuare l’opera di Valentinelli ma solo per la «parte storica» ritenuta «la più importante» sia per la quantità di opere pubblicate (729 dal 1861 al 1882), sia, anche, per la specifica «competenza nella storia» dell’autore. Questa scelta di campo non vuole essere una giustificazione ma semmai un invito ad altri di continuare «nelle altre parti della bibliografia generale friulana» di Valentinelli, al fine di «fare l’inventario della mole immensa e crescente di lavoro letterario che le generazioni lasciano in eredità a chi verrà dopo di loro. Per questo oggi la bibliografia si potrebbe chiamare la scienza ausiliaria per eccellenza».
L’attualità del metodo di compilazione della “Bibliografia storica friulana”
I criteri seguiti nella redazione della Bibliografia – esposti da Occioni Bonaffons nella Prefazione – rientrano nella migliore trattatistica del settore. Tutti i problemi teorici e pratici legati al modo di “compilare bibliografie”, presenti nei moderni manuali, sono da lui affrontati e lucidamente risolti:
- il problema culturale di definizione e delimitazione dei contenuti, e di chiarificazione delle finalità;
- il problema tecnico di selezione delle fonti e di raccolta dei documenti, della loro identificazione e descrizione;
- il problema editoriale di presentazione dei risultati e di organizzazione delle informazioni (ordinamento e indici).
Quanto ai contenuti Occioni Bonaffons censisce le sole opere storiche, a suo avviso più importanti, dall’anno 1861 a tutto il 1882 (seguiranno poi due aggiornamenti: vol. II, dal 1883 al 1885; e vol. III, dal 1886 al 1895) usciti in Friuli o attinenti il Friuli, che per l’autore - come per Valentinelli - è il territorio compreso tra il Livenza e il Timavo, nonché il distretto di Portogruaro. Sulle finalità abbiamo già accennato nel paragrafo precedente.
Ma è soprattutto negli aspetti tecnici e editoriali che si mostrano la lucidità e la modernità del metodo di Occioni Bonaffons. Relativamente alle fonti, in un tabella che l’autore definisce “quadro statistico” (p. VI della Prefazione al vol. I) elenca 17 fonti che comprendono raccolte personali (come la sua e quella dei fratelli Antonio e Vincenzo Joppi), di biblioteche, di società (come la SAF), di giornali, di editori/tipografi, etc.; Il loro numero arriva a 27 nel volume secondo, per aumentare a 39 nel volume terzo.
Un altro quadro statistico presenta le fonti suddivise per "Modo di pubblicazione" (p. XIV). In esso troviamo non solo libri ma anche contributi all’interno di essi e poi gli scritti d’occasione come stampe, fogli volanti, manifesti strenne, calendari, documenti che oggi potremmo definire “speciali”: da questi quadri statistici – scrive Marino Zabbia (Per una storia dell’erudizione storica friulana tra Otto e Novecento) «si può cogliere a colpo d’occhio lo sviluppo della produzione storiografica, particolarmente sensibile nei primi anni Ottanta e chiaramente legato all’aumento di pubblicazioni scientifiche periodiche e raccolte di studi nelle quali compaiono quasi metà degli scritti».
La consapevolezza metodologica di Occioni Bonaffons si manifesta anche nella valutazione diretta dei documenti e nelle analitiche descrizioni tutte corredate da brevi sunti dello scritto citato, in cui si annotano le fonti, le recensioni in riviste, le aggiunte e i rifacimenti posteriori e altro ancora. Tali sunti, a parere di tutti i critici, sono dei veri e propri capolavori per l’efficacia nel cogliere il punto essenziale dell’opera, per la giusta misura nell’estensione e per l’equilibrio nei giudizi.
Ogni scheda è accompagnata da un codice di riferimento rappresentato da un numero progressivo: da 1 a 729 per il vol. I; da 730 a 1173 per il vol. II (444 nuove schede) e da 1174 a 2353 per il vol. III (1145 nuove schede). Tale numero è ripreso negli Indici.
Coerente con le finalità della Bibliografia è l’ordinamento scelto nella disposizione delle schede: cronologico con un sottoordinamento, implicito per materie e argomenti (vedi Prefazione vol. I, p. VII).
Ottimi gli indici finali dedicati a: 1. Autori, editori, critici 2. Persone storiche e popoli 3. Luoghi, 4. Cose, 5. Forme e modi di pubblicazione. Essi consentono un efficace e rapida consultazione dell’opera, nello spirito della quarta legge di Ranganathan “risparmia il tempo del lettore”.
Infine due parole sulla presentazione editoriale. Essendo una bibliografia pubblicata nell’Ottocento non poteva che essere a stampa: al primo volume uscito nel 1883 seguono due volumi, il vol. II (1883-1885), uscito nel 1887 e il vol. III (1886-1895) uscito nel 1899. Soluzione, questa, che garantisce la tempestività di aggiornamento, pur nella consapevolezza (ben espressa da Occioni a p. XII del vol. I «non credo che questa Bibliografia sia completa») che una bibliografia è un risultato provvisoriamante definitivo, rimanendo, per quanto ricco, un lavoro "sempre da fare", con poca gloria per chi lo fa, ma, si spera, con qualche giovamento per chi lo legge.