Trascrizione
Milano, 18 luglio 1952 | Caro Pallucchini, | anch’io ho qualche incertezza in merito al ritratto di Benedict e ancora non mi sono deciso a rilasciargli la mia “perizia”. Ma penso che probabilmente gliela rilascerò dopo aver riesaminato il quadro in originale ancora una volta, cioè a settembre. L’opera, del resto, è proprio bellissima. Ho ricevuto “Arte Veneta”: fascicolo interessante, ma – posso dirlo? – un po’ pesantino. Forse quella mia terza puntata, abortita all’ultimo momento, avrebbe portato un po’ d’aria più leggera in tanto medievalume. || Mi fa piacere il tuo commento sulla mancata mostra Veneziana di Parigi. Intanto i francesi medesimi stanno preparando un’esposizione dei Tiepolo e dei Guardi per il prossimo autunno. | Sul Celesti è pronto un volume del compianto prof. Mucchi, compendioso e circostanziato, riveduto dall’Ivanoff e preceduto da una mia ampia prefazione. | Spero di incontrarti a Venezia tra non molto. | Cordiali saluti | tuo A. Morassi || P.S. Leggendo il tuo art. sulla Mostra della White Chapel Gallery, apprendo (con stupore e dispiacere) che tu dissenti dalla mia assegnazione al Pittoni del ritratto che pubblichi giusto in “Arte Veneta”. Avrei preferito, in questo caso, che tu me l’avessi detto a voce, quando si parlò dell’articolo; e se tu avessi avuto qualche dubbio avrei cercato di dissiparlo, (nel limite del possibile, naturalmente): poiché quel ritratto è sicurissimamente di mano del Pittoni, ed è prima di tutto opera veneta, ed assolutamente non napoletana. La pasta del colore spessa, compatta, a quel modo, con quella specie di porcellanosità ed iridescenza, con quel largo uso di toni freddi lilla azzurrognoli cangianti nelle ombre e penombre è unicamente del Pittoni: e non riesco a capire come tu, che del Pittoni ti sei occupato, non lo riconosca.