Gli alpini, nati nel 1872 su iniziativa dei generali Giuseppe Perrucchetti e Cesare Ricotti Magnani, sono stati i primi soldati da montagna d’Europa, e sono anche oggi tra i migliori.
Proverbiali sono il loro valore e la loro resilienza, magistralmente raccontate da Cesare Battisti, patriota e volontario alpino, nella sua breve opera Gli alpini (Milano, Treves, 1916): Chi sono gli alpini d’Italia? ... Gli alpini sono i figli dei monti: scendono dalle Alpi che cingon l’Italia, vengono da valli remote, perdute, lontane da rumori. La lor giovinezza è trascorsa fra pascoli e boschi. Hanno vissuto lunghi inverni nella neve, nelle tormente. Poco sanno d’agi e di ricchezze. È loro ignota la grande proprietà; tutto il loro patrimonio consiste in miseri campicelli, in poveri tuguri. Sono patriarcali nella fede, ne’ costumi, negli interessi. Quanto accolgon di nuovo si innesta sulle vecchie tradizioni e ne prende il colore.
Tutti questi valori, insieme all’origine umile dei reparti, li fanno diventare rapidamente popolari. Accanto ai racconti e agli articoli cominciano a diffondersi anche illustrazioni, vignette e cartoline dove gli alpini appaiono risoluti ma gentili, naturalmente pronti a difendere la patria e uniti da una fraternità istintiva, spontanea, tipica della gente di montagna: peculiarità che è ben espressa dal motto “gli alpini sono molti ma l’alpino è uno solo”.
Se, dunque, è vero che le immagini più famose degli alpini sono intrise di sofferenza e di gelo, non mancano altre che ne celebrano i valori come la condivisione della fatica, la solidarietà e lo spirito di Corpo, l’amore per la propria terra, tutti sostenuti da saldi legami familiari, dalla fede in Dio, dalla testimonianza di padre in figlio e, nel corso del tempo, dal ricordo dei tanti caduti.
Le illustrazioni diventano quindi un elemento importante della storia degli alpini e sono oggi documenti importanti per divulgare virtù e doti che non mancarono anche nei momenti drammatici vissuti dalle persone durante le due guerre mondiali.
Fra le molte possibili, presentiamo qui alcune vignette del pittore modenese Mario Vellani-Marchi, tratte dal volume di Angelo Manaresi, Quel mazzolin di fiori... (Roma, Edizioni de l'alpino,1931), e alcune cartoline presenti nel libro di Antonio Cittolin, Alpini: le più belle cartoline illustrate (Vittorio Veneto, Dario De Bastiani editore, 2017). A queste si aggiungono le riproduzioni di un'illustrazione di Achille Beltrame per la Domenica del corriere e di una cartolina del Battaglione Gemona.
Una particolarità: il pittore Mario Vellani-Marchi, appartenente alla cosiddetta "Scuola di Burano", fu in rapporto con il celebre critico d'arte Rodolfo Pallucchini, come testimoniano le sette lettere del 1946 a questi indirizzate, presenti nell'archivio conservato nei Fondi speciali della Biblioteca umanistica e della formazione dell'Università di Udine.